martedì 28 luglio 2015

“Dirò subito che mi considero anch'io, del vino, un amatore inesperto. È vero, i "viaggi d'assaggio" mi hanno istruito un pochino: ma il loro risultato più apprezzabile è stato di misurare, dopo anni di esperienze enologiche, quanto sia vasta ancora la mia ignoranza, e l'arte del vino quanto difficile. Per esempio. Uno degli errori più gravi e più comuni in cui oggi incorrono molti consumatori di vino è di credere che un certo vino, riconoscibile al nome e all'etichetta, debba essere sempre uguale a se stesso, e sempre buono se una volta è stato trovato buono: di chiedere, dunque, al commerciante un vino che risponda a requisiti di "continuità”…. enorme equivoco: si pensa, scioccamente, al vino nominato e desiderato come a un'entità omogenea, intercambiabile, fissa: come se si trattasse di una data marca di aranciata, di birra, di whisky, o addirittura di automobile o frigorifero. Mentre il vino (il vino di una data qualità, zona di produzione circoscritta, annata, partita, botte e, in certi casi, misurabile, inanalizzabile se non entro centri limiti, variabile per un'infinità di motivi, effimero, ineffabile, misterioso.”

Mario Soldati


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